mercoledì 30 luglio 2014

Le gatte morte purtroppo sono ancora vive



Essendo ancora mentalmente adolescente, mentre il corpo sembra essere uscito da quel periodo da un botto, l'altra sera il mio zapping ha trovato pace su MTV.
Questa, diventata probabilmente la televisione dei poveri, ha trasmetto un film talmente vecchio che quando lo passarono al cinema chiesi il permesso per andare a vederlo. Sto parlando de Il Matrimonio Del Mio Migliore Amico.


Io l'ho amato, lo amo e sempre lo amerò. Non per l'oscena pettinatura di Cameron Diaz, non per i crop-top di Julia Roberts, ma piuttosto perché questa pellicola scemissima segna una sconfitta storica: quella delle gatte morte.
Nel mio immaginario di pazza femmina scema, la gatta morta si presenta esattamente così: alta più di me (quindi può variare tra i 160 ed i 200 cm), capelli più brutti dei miei (lunghi o corti che siano), magrissima, incapace di vivere, guidare, cucinare, comunicare e socializzare autonomamente.



Di gatte morte il mondo ne è pieno, ma non tutti gli uomini hanno la bravura di quel tizio del quale non ricordo già il nome, protagonista del film. Generalmente il maschio medio raccoglie, come una mondina in una risaia, tutte le attenzioni che la micia gli dedica. Attenzioni lascive, spesso fintamente casuali, come un complimento sull'abbigliamento, un saluto accompagnato da un caloroso abbraccio o uno sguardo da famelica predatrice.
Le gatte morte non hanno quasi mai un fidanzato (almeno non uno vero) e chiedono sempre in prestito maglioni, felpe e peni ai fidanzati delle altre.
Le gatte morte come dicevamo spesso sono sole, abbandonate, tristi, single, piene di problemi come unghie rotte, gattino con la congiuntivite non instagrammabile o doppiepunte causate dal troppo mare. Dunque le fidanzate non possono parlarne male, passando per le Maleficient di turno, ma devono e sempre dovranno ingoiare il rospo e farle diventare prima damigella al proprio matrimonio. Cameron Diaz eri più bella tu, te lo giuro!

Detto questo, osservando il film con maniacale attenzione, mi sono chiesta: non sarà che forse il problema non son più le gatte morte, ma le tope ancora vive?
Mi son fatta la domanda e mi sono anche data una risposta, ovviamente SI.




Il film in questione rimane dunque un capolavoro di cattiveria nei confronti di questa categoria non ancora estinta, questa specie non protetta che resiste a guerre nucleari e crolli del governo. Il Matrimonio Del Mio Migliore Amico è un esempio di realtà vissuta, le gatte morte non trionfano quasi mai, ci provano, vincono una battaglia, ma mai la guerra e a quel punto cambiano preda e di solito la vittima ha una macchina più bella e costosa della precedente.

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